Tuesday, April 17, 2007

R: pioggia, vento e polvere da sparo...



Due giorni dopo la strage degli studenti nel campus universitario americano del Virginia Tech è forse venuto il momento di quelle che qui risuonano come esplicite accuse rivolte a polizia, alle autorità, alla discutibile libertà di girare armati ed al sistema in generale. A parte la stranezza del fatto che l'assassino sia riuscito a colpire indisturbato per ben due volte in oltre due ore, quello che più indispone è come sia possibile che un 23enne, nemmeno cittadino americano, possa acquistare armi da guerriglia senza nessun problema. La lobby dei produttori di armi da fuoco è certamente molto forte in questo paese, ma forse è ancor più forte l'idea di arma come protezione radicata nel dna e nella tradizione americana.
Malgrado le apparenze, basta girare questo paese per accorgersi che in realtà gli Stati Uniti sono caratterizzati da un livello di povertà molto elevato rispetto all’Europa, da una struttura salariale più diversificata e da un diffuso livello di criminalità ed esclusione sociale. Tali fenomeni riguardano in misura sproporzionata le minoranze etniche e gli immigrati e non è un caso se qui la criminilità è assai differenziata per gruppi di popolazione. Quello che è accaduto al Virginia Tech è la classica tragedia della follia consumata da chi, probabilmente, si sentiva diverso ed escluso. A questo fanno pensare le parole lasciate dal Koreano Cho Seung-Hui. L'America dovrà, prima o poi, affrontare anche il problema di questo tipo di violenza che fa senitire tutti insicuri ed alla mercè del folle di turno. Un paese generoso, tanto grande, tanto forte, ma anche tanto fragile...."united we stand" ma con l'attack.
Qui, intanto, continua a piovigginare e a tirare vento.

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